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C’è stato un tempo in cui credevo che dipendesse dagli altri: manager che non governavano i fenomeni, colleghi che preferivano stare in zone di comodo anziché assumersi responsabilità, amici che giudicavano il mio stile sempre ‘indaffarato’. Un tempo nel quale la dichiarazione “io sono fatta così” mi sembrava ovvia, un’espressione ‘chiara e distinta’, priva di opacità, di ombre, di sfumature.

“Io sono fatta così”: rispondo ad insegnamenti ben precisi e mi affatico perché vengano riconosciuti e rispettati anche dagli altri. Il lavoro non è un gioco, è una faccenda serissima, e nessuno si permetta di metterlo in discussione. Prima il dovere, poi il piacere.

Questa era la mia regola.

Ognuno di noi ha la propria, sapete? E credete che sia inessenziale? ‘Normale’, ovvio? No, non lo è.

Non lo è perché quella regola, che accettiamo acriticamente e con la serenità di un fanciullo, non soltanto decide del nostro destino, ma a lungo andare esaurisce tutto il nostro potenziale. Persino i tesori appartenenti al suo regno rimangono nascosti, sepolti, proprio come i bauli pieni di oro e gemme preziose delle navi inabissate nell’oceano,

Troppo poetico per un articolo dedicato al tema del lavoro? Sarà. Il fatto è che è andata proprio così.

Nel momento in cui ho cominciato a chiedermi i motivi e poi lo scopo della mia insoddisfazione, nel momento in cui ho cominciato a cercare non fuori, ma dentro di me e, con curiosità e coraggio, esplorato i miei fondali, i meccanismi interiori che mi portavano a fare alcune scelte e ad escluderne altre, be’, da quel momento è stato veramente come trovarsi al cospetto di una porta antica: maestosa, marmorea, imponente, circondata da più o meno spaventose creature marine, ma….aperta! Si trattava soltanto di varcarla, di fare il passo oltre.

Cos’ho scoperto? Cosa è cambiato?

Ho scoperto che quel personaggio che chiamavo “Io” e a cui avevo consegnato il più grande potere creativo, quello di forgiare la mia identità, era in realtà una figura mitica incontrata e accolta in casa tanto tempo prima, quando la posta in gioco era decisamente elevata: essere riconosciuti, appartenere, proteggersi.

Quella figura mitica era Athena.

“Imponente e splendida dea guerriera”, nata già adulta dalla testa di Zeus, protetta da un elmo, da una lancia, da una corazza d’oro. La razionale, ferma, giusta, rigorosa Athena.

E’ stata lei a darmi la forza di volontà per studiare e lavorare, la disciplina per rinunciare alla spensieratezza dell’adolescenza, la perseveranza per raggiungere risultati concreti. Lei a spingermi avanti ogni volta che il compito mi affaticava, impallidiva, sottraeva linfa vitale.

Ancora lei a lasciarmi credere che ci fosse un solo modo di ‘fare le cose bene’.

E non era così.

…fare un passo a lato e vedere con più chiarezza

Questo è cambiato: incontrare il volto severo e gli occhi lucenti di Athena, ascoltare le sue motivazioni e le sue aspettative, ciò che era importante per lei, mi ha consentito di accorgermi di ciò che accadeva dentro di me, di osservare e comprendere i miei processi interni. E’ stata questa affascinante scoperta di Athena che mi ha consentito di fare un passo a lato e vedere con più chiarezza (in fondo lei è la dea che presiede alla visione chiara): dentro di me lei si era presa sì tanto spazio, ma soltanto lo spazio necessario per aiutarmi in caso di necessità, non tutto lo spazio! 

E le altre stanze avevano la porta socchiusa. 

E allora ho guardato dalle fessure, spinto appena col piede, in qualche caso azzardato la mano sulla maniglia.

E oggi …..Athena non è più sola a gestire il mio lavoro. Con lei c’è una squadra al femminile e al maschile pronta a battersi per me. Ci sono la generosità e la cura di Demetra, la saggezza di Hestia, la sensibilità e la fiducia di Persefone. Ci sono l’energia e la passione di Poseidone, l’introversione creativa di Efesto, a tratti persino la fluidità e la rilassatezza di Dioniso.

E le soluzioni arrivano prima. Come ci fosse ogni volta un rapido consulto di dèi, e una gara fra di loro per fornirmi il risultato. Gli stati d’animo che mi ostacolavano non sono scomparsi del tutto, ma passano molto prima, e si trasformano in modo naturale, come non fossi io a modificarli, ma ancora tanti alleati dentro di me. E ogni volta ne esco rinnovata, rigenerata, con una forza interiore che non avrei mai immaginato.

“Che se non sbaglio non capisco io chi sono”, canta Fiorella Mannoia.

Già, difficile da credere se non ne fai esperienza. E puoi farne esperienza soltanto se lo sbaglio rappresenta un demone, un nemico, un mostro terribile pronto a portarsi via tutto di te. Solo se incontri e riconosci Athena e la sua regola protettiva.



Ebbene chi gestisce il mio lavoro oggi? Dipende.

Dipende.

Talvolta uno, talvolta l’altro, talvolta piccoli gruppi, talvolta grandi squadre.

Una delle cose che ho imparato è che non c’è una sola regola, una sola visione, un solo modo per affrontare le sfide. Che abbiamo dentro un patrimonio di tesori inesplorati, un pantheon di figure archetipiche con identità e valori diversi, con capacità e doti che non vediamo e non usiamo. E’ un gran peccato perché…possiamo attingere a questo patrimonio, possiamo cambiare, e varcare la porta che conduce verso ciò che vogliamo e possiamo diventare.

E sapete qual è la cosa bella? Che su questo è d’accordo anche Athena!


Autore: Lara Meroni – Copyright ©  Entelekeia srls, Tutti i diritti riservati.