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Cosa guida il nostro agire?

La visione chiara e la corazza di Athena o il gusto di lottare e contendere di Ares? Il bisogno di sicurezza e stabilità di Hestia o la curiosità esplorativa di Hermes? La disponibilità altruistica di Demetra o la brama di successo di Zeus? L’equilibrio luminoso di Apollo o la sregolatezza di Dioniso?

C’è un nesso strettissimo, inscindibile, tra la nostra vita e il mito: la dimensione mitica dei nostri pensieri si riflette sul piano emozionale della nostra esistenza. Quello decisivo, quello che agisce in maniera più forte e potente di qualunque motivazione razionale. Quello che mette davanti ai bivi e determina i destini.

Quali sono i modelli mitici che presiedono alle nostre emozioni, alle nostre motivazioni, alle nostre scelte? Quali influenzano le nostre strategie di successo, il nostro stile relazionale e comunicativo, il nostro modo di rispondere alle difficoltà e agli imprevisti?

E soprattutto: questi modelli, che poi non sono altro se non diverse prospettive sul mondo, ci aiutano, ci rafforzano, o ci boicottano?

Cosa vedo, o non vedo, se guardo le cose dalla fucina di Efesto, piuttosto che dal carro alato di Apollo? Dalla vetta di Zeus, o dalle profondità marine di Poseidone?

Quale sarà l’esito della mia battaglia se la affronto con la lancia e lo scudo di Athena, o con la tunica corta e le frecce di Artemide?

I miti sono dentro ognuno di noi come eredità ancestrale incancellabile, e influenzano in modo invisibile, ma potentissimo, i nostri pensieri, i nostri stati d’animo, i nostri comportamenti, i nostri risultati.

Questo accade perché i miti contengono gli archetipi dell’umanità, le matrici dei nostri problemi, ma anche delle nostre capacità e delle nostre doti, le forme originarie dell’esperienza umana. I miti sono all’origine della nostra rabbia, della nostra creatività, della nostra attitudine al comando, della nostra ricerca di armonia e di connessione. Sono archetipi il guerriero, l’amante, il mago, il re, la madre, gli dei dell’Olimpo che racconto nei miei seminari e nelle mie conferenze: immagini simboliche di inclinazioni primordiali ed eterne.

E gli archetipi non sono figure astratte e lontane da noi, ma forze attive, vive: suscitano risposte emotive e comportamentali, generano emozioni, parole, gesti.

Facciamo una prova?

Qual è la vostra prima reazione, il vostro primo pensiero, di fronte ad un collaboratore, un cliente, un collega, un superiore, che usa un linguaggio per voi inaccettabile, o che semplicemente non vi piace e viola i vostri valori?

Mi sfida? E io rispondo all’attacco, vediamo chi è più forte!”

“E’ un comportamento inaccettabile da parte di un professionista. Siamo seri: questo non è un parco giochi.”

“Forse sarà stanco, avrà problemi a casa, o non avrà compreso la mia richiesta”

“Che noia il conflitto, vorrei più leggerezza”

“Ognuno fa il proprio interesse, userò strategia”

“Non è giusto”

“Bisogna cercare il dialogo, analizzare ragioni con distacco e obiettività, trovare un punto di incontro in vista dell’obiettivo”

“Tutto passa e tutto si risolve con intuito e ingegno”

“Un vero uomo reagisce alla provocazione e combatte

In che modo questa reazione influisce sulla relazione e sui risultati del vostro lavoro?

Vi sembra banale e scontato?

Eppure non lo è per niente se questo pensiero si genera nella nostra testa prima che ce ne rendiamo conto, e filtra l’esperienza prima di qualunque tentativo successivo di cambiare prospettiva.

Oggi gli studi più avanzati di psicologia e neuroscienze confermano che la maggior parte delle nostre attività mentali si svolge sotto il livello della coscienza. Thaler (nel 2017) e Kahneman (nel 2002) hanno conquistato il Nobel per l’economia sostenendo come la maggior parte delle decisioni abbia origini non razionali, ma emozionali, quindi legate ai nostri modi di pensare e al nostro modo di interpretare i fenomeni.

Kierkegaard, un filosofo danese dell’800, scriveva che “la nostra vita è sempre l’espressione e il risultato dei nostri pensieri dominanti, e conoscere i nostri pensieri dominanti significa conoscere il destino che ci stiamo preparando”.

E poi, al di là di evidenze scientifiche e riflessioni filosofiche, vi siete mai accorti che i cambiamenti più importanti della vostra vita – anche lavorativa – sono avvenuti per un movente sconosciuto e misterioso? Così come misterioso è stato a volte ciò che vi ha boicottati e fatti ‘fallire’?

Ci sono cose molto più potenti di qualunque considerazione razionale e capacità mentale. Non c’è allenamento che tenga se non integriamo questa conoscenza. E se non ci accade qualcosa è perché non sappiamo qualcosa, per esempio non ci accorgiamo del mito che mettiamo sulla scena, non siamo consapevoli della lente attraverso la quale guardiamo il mondo e affrontiamo le sfide della vita, comprese quelle professionali, naturalmente.

Pensate soltanto a come cambia la nostra vita se la guardiamo attraverso la lente, spesso inconsapevole, dell’Io Devo o dell’Io Posso o dell’Io Voglio, o dell’Io Merito, o dell’Io Desidero.

Provate a scrivere il seguito. Come vi sentite? In quali casi avete energia, in quali la perdete?

E quali scelte fate, o non fate, sulla base di questo incipit della vostra ‘storia’, del vostro mito?

Autore: Lara Meroni – Copyright © Entelekeia srls, Tutti i diritti riservati.