347 853 5705 info@entelekeia.it

Troppo a lungo, o Grande Signora, sei stata vista solo come la Dorata, la Sorridente, come ti chiamavano i greci; solo come portatrice di dolci tentazioni che trasgrediscono l’ordine etico e prescindono dalla giustizia. Coloro che Ti fanno da seguito e si arricchiscono dei Tuoi doni – poeti, amanti, musicisti, artigiani, pittori e quanti altri colorano il mondo, e quanti imprimono a ogni momento della giornata il segno di Venere nel loro modo di fare, parlare, vestire; e quanti anche sono nel portamento o nel profumo diffondono fascino, sensualità, leggerezza di tocco, frivolezza perfino, insieme alla follia della passione – tutti questi Tuoi seguaci sono stati troppo a lungo relegati a un rango inferiore e banale, né serionémorale.” (James Hillman, La giustizia di Afrodite)

Parliamo di welfare, wellness, well-being, ci sentiamo persino fieri e orgogliosi di questa preziosa integrazione negli obiettivi aziendali, e ignoriamo il mito che ha impresso per primo l’esperienza umana del piacere e della bellezza nel nostro immaginario: il mito di Afrodite. 

Dimentichiamo le circostanze della sua nascita – dalla schiuma marina (Athena era nata dalla testa di Zeus, invece); i fiori che sbocciano ad ogni suo passo; gli sguardi accesi d’amore di dèi e mortali, che la implorano di fermarsi; la sua testimonianza di una civiltà che includeva il corpo, comprendeva l’arte di donare gioia e piacere come via di elevazione dell’essere umano. Afrodite, dea della bellezza e dell’amore, era custode di una delle più potenti arti magiche dell’universo – suscitare desiderio e piacere -, eppure la forza archetipica che lei esprime non è mai stata considerata fonte di conoscenza etica, di comunione, di connessione, di crescita e trasformazione per individui e gruppi.

E pensare che il nostro immaginario affonda le sue radici proprio nel mito greco. È lì che vanno cercate le matrici delle nostre esperienze, delle nostre emozioni, delle nostre possibilità vitali.

I Greci avevano una relazione fisica con le qualità umane: il potere aveva il volto severo di Zeus, la determinazione si mostrava nell’arco e nelle frecce di Artemide e Apollo, il genio comunicativo nel sandalo alato e nel guizzo di Hèrmes. 

Ogni espressione di grazia, delicatezza, amabilità, non soltanto dei corpi, ma delle idee, delle parole e dei gesti, non si riferiva ad un concetto astratto, ma portava il suo nome: Afrodite. Ogni espressione di candido entusiasmo, di slancio e creatività era ispirata dal suo sguardo liquido e sognante, dal suo collo sensuale e leggiadro, dalla sua pelle morbida e carezzevole, dal suo passo leggero.

“Facci amabili nel dire e nel fare”, le chiedeva Socrate nel Simposio.

Immaginare di fare la stessa cosa prima di un colloquio con un collaboratore o un cliente o un paziente, di un discorso ai membri di un direttivo, in generale di un’importante presentazione di un nostro progetto, sembra addirittura ridicolo. Perché mai dovremmo essere ‘amabili’?

Abbiamo separato la bellezza dalla bontà e dalla verità, e per molti di noi non si tratta che di frivolezza, nel migliore dei casi di mera piacevolezza estetica da frequentare nel fine settimana, alle mostre o a teatro, davanti ad un paesaggio, certo non essenziale quando sono in gioco importanti questioni lavorative. 

Ci siamo privati di un patrimonio archetipico, di una fonte di energia trasformativa immensa. Abbiamo smesso di cercare il buono e il vero attraverso l’incantevole e il sublime. Attraverso il bello.

Siete mai stati innamorati? Se sì, avete fatto esperienza di quello stato di estasi e di potenziamento di tutte le nostre facoltà che ci trasporta dal mondo dei mortali a quello degli dèi. Vi siete sentiti più belli e vibranti, ma anche più energici, disinvolti, visionari, coraggiosi. Avete avuto idee, intuizioni; avete scoperto capacità inedite. Avete attratto persone e cose come non vi era mai accaduto prima.

Pensateci bene: si è generato qualcosa di buono e di significativo per le vostre esistenze? Si sono aperte visioni? Avete compreso le qualità degli altri, avete immaginato, intuito i loro stati d’animo, o il loro potenziale? Avete immaginato possibilità per voi stessi o per altri? Avete avviato un processo creativo che ha fatto la differenza per qualcuno o per qualcosa?

Avete ritrovato l’energia, la gioia, la vitalità?

Se non abbiamo energia sufficiente non raggiungiamo i nostri scopi, mentre i nostri scopi sono l’unico modo per dare un vero, autentico contributo al mondo.

E allora perché spesso rinunciamo a cercare il bene in quei mondi nei quali ci portano i desideri?

Perché mai escludiamo i desideri dalle nostre vie di conoscenza, di consapevolezza, di evoluzione?

Perché mai vi escludiamo la leggerezza e il riso? Il godimento e il sogno? Le relazioni che sprigionano benessere e appagamento, che rivitalizzano e fanno circolare l’energia, che alleggeriscono e fanno spazio al nuovo?

Narra il mito che Pigmalione, re di Cipro, si innamorò della statua di avorio che aveva scolpito, Galatea, e chiese ad Afrodite di fargli incontrare una donna identica.

La dea trasformò la sua statua in una donna in carne ed ossa. 

Infuse la vita. 

È quello che accade in quei momenti ‘magici’ in cui sembra che i blocchi di marmo dentro di noi si animino e prendano il volo, in cui le idee e le parole arrivano da sole, fluide, perfette. Momenti nei quali sappiamo esattamente cosa dire, e le nostre parole incantano, portano in altri mondi. Trasformano persone e cose. 

Parole e gesti che trasformano. Non è questa una Leadership potentissima? A cui aneliamo senza riconoscerne la fonte e le vie? Cosa stimola, da dove viene, e soprattutto dove ci porta l’arte di suscitare desiderio, far brillare uno sguardo, accendere un sorriso, l’arte magica di attrarre e ispirare? 

La coscienza Afrodite è presente negli incontri d’amore, sì, ma anche in tutti quei rapporti di guida – in famiglia, a scuola, al lavoro, nei luoghi di cura – nei quali viene coltivata e incoraggiata una scintilla di creatività. La coscienza Afrodite non giudica, non analizza e non seziona. La coscienza Afrodite feconda, fa sbocciare e germogliare. 

Lo sguardo di Medusa pietrifica, quello di Afrodite si innamora e fa innamorare.

Vi siete mai chiesti che cosa accadrebbe se smetteste di desiderare? Se non vi innamoraste più?

E come cambierebbe il mondo se, anziché giudicare gli altri, vi innamoraste delle loro storie e dei loro sogni?

E ancora: cosa potreste generare se li faceste innamorare dei vostri?

Chi lavora con voi desidera incontrarvi la mattina? È attratto da ciò che dite e che fate? Prova gioia e benessere nel luogo di lavoro? Si sente creativo e pieno di energia? 

O le pareti sono grigie, la luce scarsa, il vostro volto teso o preoccupato o arrabbiato, nessuna traccia di fiori, di musica, di poesia, buon cibo, sorrisi radiosi e inviti al benessere e alla pace?

Non c’è bisogno di fingere di essere un’incarnazione della dèa. Basta chiedersi che cosa possiamo fare noi, ogni giorno, con piccoli gesti in armonia coi nostri valori, per trasformare il piombo di un evento o di una relazione in oro.

Autore: Lara Meroni – Copyright © Entelekeia srls, Tutti i diritti riservati.